Capiloto 4
Gli anni settanta: un decennio di crisi
L'ultimo anno di Bernardini e l'arrivo del "difensivista" Herrera
Come di frequente nelle ultime stagioni estive, i tifosi della Sampdoria si aspettavano dal presidente degli acquisti importanti: questi ultimi ci furono, ma da parte di altre squadre; dal momento che Colantuoni cedette alcuni giocatori importanti, come la mezzala Frustalupi ed il mediano Benetti, ceduti rispettivamente all'Inter ed al Milan. In cambio del promettente centrocampista, alla Samp arrivarono Giovanni Lodetti e Luisito Suarez. Come l'anno precedente, il presidente della società blucerchiata sperava che l'esperienza di Bernardini avrebbe portato nuovamente la squadra alla salvezza: ed in effetti, Colantuoni ebbe ragione. Dopo il solito avvio stentato, l'esperto allenatore riuscì a traghettare i suoi alla salvezza, seppure ottenuta solo all'ultima giornata, grazie all'importante pareggio al Menti di Vicenza. Tuttavia, fu solo grazie alla differenza reti che la Sampdoria non retrocesse inSerie B; infatti, la squadra blucerchiata aveva gli stessi punti di Fiorentina e Foggia, ma grazie ad essa non dovette di nuovo dire addio alla massima serie: a retrocedere fu la squadra pugliese.

In quell'annata, ancora una volta, il roccioso Cristin dimostrò le sue discrete doti realizzative: i suoi nove gol, insieme alle otto marcature di Salvi ed alle cinque di Suarez, permisero alla Samp di ovviare alle insolite carenze difensive, evidente conseguenza della partenza di Frustalupi verso Milano. Accanto a loro si distinse il piccolo, funambolico Fotia, un'ala spesso imprendibile. Inoltre, proprio in quella stagione, fece la sua comparsa il giovane Marcello Lippi, proveniente dal vivaio blucerchiato.
La stagione 1971/1972 fu caratterizzata dalla partenza di mister Bernardini verso altri lidi; infatti, il presidente Colantuoni incolpò Bernardini degli ultimi scarsi risultati della squadra, e decise quindi di sostituirlo con Heriberto Herrera, grande curatore della fase difensiva, ma non particolarmente di quella offensiva. Non a caso, alla fine di quell'annata, furono solo 28 i gol subiti, mentre gli attaccanti ne misero a segno solo 23: per l'ennesima volta, il volenteroso Cristin si dimostrò il giocatore più prolifico, con cinque gol segnati. La difesa, guidata dal sempreverde Battara e dal giovane Lippi, si dimostrò una delle meglio organizzate, tanto da attirare gli interessi delle "grandi". Oltre alla buona retroguardia, nota positiva dell'annata fu certamente il giovane centravanti Spadetto, che siglò, in undici partite, quattro reti, facendo, di conseguenza, quasi meglio degli attaccanti titolari.
Nell'estate successiva, dopo tanti anni come bandiera blucerchiata, Cristin, inviso al tecnico, lasciò la Sampdoria: insieme a lui, per lo stesso motivo, partirono anche Fotia e soprattutto il portiere Battara, che per tanti anni aveva difeso la porta del Doria. L'unico valore aggiunto rimasto in maglia blucerchiata, visto che gli arrivati non erano in grado di rimpiazzare adeguatamente i partenti, eraSalvi, che con i suoi sette gol permise alla squadra di salvarsi. L'ultima gara dell'anno, giocata in trasferta col Torino: il match vide la squadra blucerchiata vincere per 1-0 con il gol decisivo di Boni. La vittoria fu importantissima, visto che la favorevole differenza reti garantì la salvezza: ad avere la peggio fu l'Atalanta, che retrocesse in Serie B. In estate, la Sampdoria, dopo l'apertura di un'indagine nei suoi confronti, rischiò addirittura di essere retrocessa nella serie cadetta, ma la giustizia sportiva, anche di fronte ad una effettiva mancanza di prove e ad alcune illazioni giornalistiche, condannò la squadra a scontare, nel successivo campionato, quattro punti di penalità, che, dopo vari ricorsi, furono ridotti a tre.
La retrocessione in Serie B ed il successivo ripescaggio

Nell'estate 1973, dopo cinque anni da presidente, Colantuoni si dimise; probabilmente, i motivi di questo abbandono furono dovuti ai forti sospetti che si riversarono su di lui, essendo infatti indicato come principale organizzatore della presunta combine: al suo posto arrivò Giulio Rolandi. Il nuovo presidente non apprezzava lo stile di gioco del tecnico paraguaiano: per questo motivo, dopo averlo liquidato, ingaggiò l'ex giocatore blucerchiato Guido Vincenzi, che aveva appena preso il patentino di allenatore. Per Vincenzi si trattava della prima esperienza su di una panchina di Serie A: portare la Sampdoria alla salvezza, vista la debole formazione a disposizione ed i tre punti di penalizzazione da scontare, era una vera utopia. Infatti, il ritorno di Cristin e le buone prestazioni di Lodetti e Lippi non bastarono per evitare la retrocessione: la Sampdoria arrivò penultima, seguita solo dal Genoa. La società era rassegnata a partecipare al campionato della serie cadetta, quando una sconvolgente notizia colpì l'allora mondo del calcio: il Foggia ed il Verona erano state indagate per una presunta combine. Il procedimento giudiziario terminò con la retrocessione di entrambe le squadre in Serie B[13], mentre la Samp fu riammessa di diritto alla Serie A.
Il ritorno di Lolli Ghetti e la fase discendente
Il ritorno di Glauco Lolli Ghetti come presidente della società coincise con l'allontanamento di Vincenzi e con l'arrivo del nuovo mister Giulio Corsini. La squadra era stata preparata per affrontare la serie cadetta; di conseguenza, partirono giocatori di buon valore che non furono tuttavia rimpiazzati: rimanevano il solo Lippi ed Arnuzzo a rappresentare degnamente la squadra genovese. Alla fine della stagione 1974/1975 arrivò alla fine un buon tredicesimo posto, che significava salvezza: quest'ultima fu ottenuta a due giornate dal termine, quindi la sconfitta all'ultima giornata con la Fiorentina per 4-3 non risultò decisiva ai fini della lotta per non retrocedere. Merito delle buone prestazioni stagionali spetta a "nonno" Maraschi, punta di esperienza che mise a segno sette reti in 24 partite: toccò a lui sopperire all'inefficienza degli attaccanti blucerchiati, in particolare delle due punte titolari, Magistrelli e Prunecchi, autori di due sole reti a testa.
L'anno successivo il presidente della Sampdoria sostituì Corsini con Eugenio Bersellini, che ebbe il merito di traghettare la squadra alla salvezza. Inoltre Lippi, titolare della difesa, stette fuori a lungo per un infortunio: quest'ultimo gli permise di disputare 14 partite, coronate anche da una rete. Dopo un inizio disastroso, la Sampdoria acquistò dal Milan, a novembre, il libero Zecchini, il cui arrivo fu fondamentale per garantire un minimo di stabilità alla difesa, mostratasi all'inizio troppo "ballerina". Per quanto riguarda il settore offensivo, molto bene fece il neo-arrivato Nello Saltutti, autore di otto reti: dopo di lui, si segnalarono le sei reti di Magistrelli, che migliorò quindi il bottino dell'anno precedente.
La retrocessione in Serie B

Dopo gli scarsi risultati della sua seconda gestione della società, Lolli Ghetti non sembrò particolarmente turbato, ed invece di rafforzare la squadra, come si aspettavano tutti i tifosi blucerchiati, vendette il bomber Magistrelli ed il difensore Nicolini. Al loro posto, arrivarono i soliti giocatori di belle speranze, che però non apportarono alcun beneficio alla Sampdoria: tra di essi, si ricordano solo Gianluigi Savoldi ed il giovane Chiorri, proveniente dal vivaio blucerchiato. I pochi rinforzi non bastarono a Bersellini per costruire una squadra in grado di poter aspirare ad una buona posizione in classifica; anzi, già all'inizio della stagione, che coincideva con il 30° dalla fondazione della società, i tifosi del Doria avevano il timore che quello seguente sarebbe stato l'anno "buono" per retrocedere definitivamente[14]: non si sbagliarono. In venti giornate, la squadra ottenne solo tredici punti; veniva data per spacciata, quando una reazione d'orgoglio vide la Samp registrare una striscia positiva di dieci partite, che fruttò tredici punti: ma le due sconfitte finali, per mano di Bologna e Juventus, risultarono fatali, e così, dopo alcuni anni di permanenza nella massima serie, nel 1977 la Sampdoria retrocesse in Serie B.
L'abbandono di Lolli Ghetti
Dopo la retrocessione nella serie cadetta, i tifosi della Sampdoria erano convinti che Lolli Ghetti avrebbe fatto di tutto per cercare di riguadagnare la loro fiducia. Invece, furono riconfermati i soli Lippi ed Arnuzzo, e gli unici arrivi di qualità provenivano dalla primavera blucerchiata, messasi recentemente in luce grazie alla quarta vittoria del Torneo di Viareggio: per quanto riguarda l'allenatore, fu mandato via Bersellini, ed al suo posto giunse il "mago" di Viareggio, Giorgio Canali: invece, il ruolo di direttore generale fu assunto dall'ex allenatore blucerchiato Bernardini.
La prima stagione in Serie B si rivelò piuttosto amara; dopo un inizio stentato, caratterizzato da tre 0-0 e da qualche vittoria i blucerchiati vissero un periodo altalenante, fatto di poche vittorie e molti punti persi. Nel bel mezzo della stagione, a febbraio, le continue contestazioni da parte della tifoseria spinsero Lolli Ghetti a rassegnare le dimissioni, concludendo di fatto un ciclo: al suo posto giunse Edmondo Costa, che non aveva certo intenzione di investire nella società. Comunque, ad alcune giornate dal termine, quando stava lottando per la promozione, la squadra non fu in grado di sopportare le forti pressioni da parte dell'ambiente e della stampa. Nel momento decisivo dell'anno, la Sampdoria non vinse neppure una partita, perdendo così il treno per la promozione: in quella stagione, furono Ascoli, Catanzaro ed Avellino, che conseguì la promozione all'ultima giornata proprio contro la Samp: con la vittoria per 1-0 al Luigi Ferraris, la squadra campana raggiunse il traguardo di 44 punti e distaccò di due il Monza, fermo a quota 42. Le uniche note positive della stagione furono le buone prestazioni di due giovani provenienti dal vivaio, Chiorri e Re.
3 luglio 1979: Paolo Mantovani massimo dirigente blucerchiato

La campagna acquisti del 1978 si rivelò improntata al risparmio. La politica attuata dalla società portò, all'inizio della stagione, risultati disastrosi, che costarono il posto a Canali, sostituito da Lamberto Giorgis. Giorgis riuscì a traghettare la squadra, molto debole ed incapace di reagire alle numerose critiche, alla salvezza: il nono posto finale costituì il peggior risultato della Sampdoria in tutta la sua storia. La tifoseria blucerchiata contestò Costa, che approfittò dell'occasione giusta per cedere la società: il 3 luglio 1979, la Sampdoria fu ufficialmente acquistata da un petroliere romano, Paolo Mantovani. Appena arrivato a Genova, affermò che il suo obiettivo era quello di ricondurre il Doria in serie A e di portarlo alla vittoria dello scudetto. Tali affermazioni suscitarono l'ilarità di molti, ma Mantovani mostrò subito che le sue intenzioni erano serie: infatti, operò una vera e propria rivoluzione all'interno dell'organico societario e della squadra. Per quanto riguarda la rosa blucerchiata, partirono verso altri lidi Marcello Lippi, Savoldi, Re, Tuttino e Chiarugi, mentre arrivarono moltissimi giocatori, tra cui Logozzo, Sartori, Pezzella, Redomi, Caccia, Venturini, Genzano, Piacenti ed i giovanissimi Navone, Poggi e Massimo Lippi, provenienti dal settore giovanile. Claudio Nassi fu nominato direttore sportivo, mentre sulla panchina fu confermato Lamberto Giorgis. L'inizio del campionato non fu dei migliori: dopo le sconfitte con Como e Palermo e il pari nel derby, Mantovani decise di mandare via Giorgis e di sostituirlo con Lauro Toneatto: dopo un inizio fatto di molti pareggi, il nuovo mister portò la squadra a rimontare varie posizioni, sino a raggiungere il settimo posto finale.
Un altro anno di sofferenza e l'agognata promozione in Serie A

Paolo Mantovani, nell'estate del 1980, non confermò Toneatto sulla panchina blucerchiata: al suo posto, ingaggiò Enzo Riccomini. Per quanto riguarda la squadra, operò una seconda rivoluzione in appena due anni; infatti, cedette molti dei giocatori acquistati l'anno precedente, e li sostituì con molti calciatori giovani, tra cui Luca Pellegrini, Fausto Salsano e Pietro Vierchowod (gli ultimi due girati poi in prestito): il loro arrivo fu bilanciato da quello di giocatori piuttosto esperti, come Luigi Delneri ed il portiere Guido Bistazzoni. La stagione si aprì con risultati soddisfacenti, ma troppo altalenanti per permettere alla Sampdoria di agganciare la zona promozione; però, a metà stagione, il Doria si avvicinò prepotentemente alle zone alte della classifica, fino a giungere al quinto posto finale.
La campagna acquisti del 1981 fu caratterizzata dall'ennesima rivoluzione: il presidente Mantovani, scatenato, vendette tredici giocatori e ne acquistò altrettanti. Riccomini, incapace di gestire una rosa in continuo cambiamento, fu licenziato dopo un brutto avvio di stagione: al suo posto, giunse il giovane Renzo Ulivieri, il quale, dopo un inizio stentato, riuscì a traghettare la squadra verso la tanto sospirata promozione. Il secondo posto finale, a pari merito col Pisa e alle spalle del Verona, riportò quindi la Samp nella massima serie, dopo il quinquennio trascorso nel purgatorio della Serie B.
I primi grandi acquisti e gli anni di adattamento alla Serie A

Il presidente Mantovani, conscio della grande differenza di valori in campo tra Serie A e B, impegnò molte risorse finanziarie nella campagna acquisti estiva. Si segnalarono soprattutto gli arrivi di tre giocatori: l'inglese Trevor Francis, l'irlandese Liam Brady e l'ancora minorenne Roberto Mancini, prelevato dal Bologna. Per quanto riguarda i giocatori ritornati dai rispettivi prestiti, Chiorri ritornò ad indossare la maglia blucerchiata, mentre Vierchowod, dopo l'anno trascorso a Firenze, andò, ancora una volta in prestito, alla Roma. L'allenatore Ulivieri rimase al suo posto, mentre Paolo Borea fu eletto direttore sportivo al posto di Claudio Nassi. La buona campagna acquisti messa in atto da Mantovani e la stabilità della società, fecero aumentare il numero di abbonamenti, che superarono quota 12000; inoltre, quell'annata si ricorda per una media-spettatori (nelle partite casalinghe) di circa 35000 unità[14].
La stagione 1982/1983, per i colori blucerchiati, si aprì ottimamente, visto che si ottennero sei punti nelle prime tre partite, frutto di altrettante vittorie contro Juventus (1-0), Inter (2-1 fuori casa) e Roma (1-0). La squadra, sulla cresta dell'onda, riuscì per qualche giornata a tenere il passo delle "grandi", ma alla fine dovette cedere le prime posizioni: alla fine, la squadra di Ulivieri raggiunse il settimo posto. In quell'anno, tutte le neopromosse si resero protagoniste di un buon campionato[15]: oltre al settimo posto in graduatoria della Samp, si registrarono infatti la quarta posizione raggiunta dal Verona e la salvezza del Pisa, giunto 11º.
Il 1983-84 vide un piazzamento al settimo posto in campionato. Si ricordano le vittorie contro Inter (2-1), Juventus (ancora 2-1), Torino (2-1) e il derby contro il Genoa vinto il 6 novembre 1983 per 2-0, grazie all'autorete di Mario Faccenda e al raddoppio firmato da Mancini. In Coppa Italia fu eliminazione ai quarti per mano del Torino per la regola dei gol fuori casa (0-0 e 1-1).